Qualcuno di noi il romanzo italiano sconvolgente che segna il 2025

Un ragazzo diviso in mille identità, una voce che da singolare diventa coro, un’Italia letteraria costretta a fare i conti con uno sguardo impietoso. Qualcuno di noi, nuovo romanzo di Pietro Grossi, irrompe nel 2025 come un urto emotivo che spazza via la comfort zone del lettore. Chi cerca la solita autofiction troverà invece un labirinto di specchi, riflessi e bugie che non concedono tregua.
Qualcuno di noi di Pietro Grossi capovolge l’autofiction italiana
Sette anni di silenzio e poi questo tomo di cinquecento pagine: tanto è bastato all’autore fiorentino per ribaltare regole e aspettative. L’“io” narrante si sfalda e diventa “noi”, stratagemma che introduce una polifonia inquieta capace di mettere in crisi la nostra idea di identità. L’effetto è vertiginoso, quasi una danza di maschere che cita a sorpresa Longanesi, Fazi o Bompiani come fari del romanzo di formazione novecentesco, salvo rovesciarli con un colpo di reni contemporaneo.
Una voce plurale che disorienta e seduce
Grossi sperimenta un noi narrante che vive di contrappunti interni, un vero coro tragico pronto a beffarsi della linea temporale. Ad ogni cambio di prospettiva, ricordi familiari e menzogne infantili si scontrano con l’urgenza di definirsi adulti: un campo minato che fa esplodere certezze e retrae subito dopo in un balzo lirico. Il risultato è una prosa ipnotica, nutrita di silenzi e accelerazioni, in cui la lingua vibra come uno strumento accordato al limite dell’acuto.
Il viaggio del protagonista tra verità e menzogna
Dall’infanzia ovattata di una Toscana borghese alle notti allucinate di un’America sommersa dai neon, il romanzo compone un atlante emotivo. Rabbia, desiderio, violenza e psichedelia scorrono mentre il personaggio cambia nome e volto come un prestigiatore stanco, scegliendo ogni volta l’inganno più funzionale alla sopravvivenza. Quando la realtà bussa, il colpo è secco: uno scarto narrativo che ricorda la ferocia di alcuni titoli Sellerio o la nudità emotiva cara a Einaudi.
La scrittura come ancora di salvezza
A metà percorso la pagina si fa specchio e lo scrittore entra in scena, quasi fosse un personaggio clandestino. La parola diventa antidoto: senza la penna, spiega il testo, il protagonista si sarebbe dissolto nei deserti lisergici o nelle metropoli livide. Il parallelismo con autori Rizzoli o Garzanti che hanno trasformato la confessione in stile non è casuale, ma Grossi aggiunge un surplus di onestà brutale che sorprende.
Perché segna il 2025 nel panorama editoriale
L’appuntamento fissato alla Fondazione POMA Liberatutti il 24 maggio evidenzia la portata dell’evento: una “factory” culturale che accende riflettori su libri destinati a restare. Critici di Newton Compton parlano di svolta generazionale, studiosi di Garzanti citano la “plurivocità come antidoto all’omologazione”. Il fermento contagia librerie indipendenti e catene come La Feltrinelli, dove le copie vanno a ruba già nelle prevendite.
Dove trovarlo e perché leggerlo subito
La veste Mondadori, raffinata e asciutta, sfida lo scaffale affollato di titoli mainstream. Lettori esigenti vi troveranno una narrazione che unisce la crudezza di un memoir e la potenza evocativa di un poema corale: un binomio raro, quasi estinto. Chi si domanderà se l’hype è giustificato dovrà solo aprire la prima pagina e farsi travolgere: la risposta arriverà come un contraccolpo, rapida e inevitabile.
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